I droni esca con sim Nato, il ruolo dell'Italia e l'aiuto ad F16 e F35: cos'è successo davvero in Polonia

Scritto il 11/09/2025
da Paolo Mauri

L’incursione di 19 droni russi in Polonia non è stata un errore ma un'operazione per testare Nato: esche con Sim polacche e lituane, abbattute da F-16 e F-35 con il supporto del velivolo italiano G-550

Dopo 24 ore dallo sconfinamento dei droni russi in Polonia, stanno emergendo nuovi dettagli che ci aiutano a capire come si sono svolti i fatti e danno conferma del perché di quell'azione.

Innanzitutto i droni erano delle “esche” tipo Gerbera, ovvero Uav (Unmanned Air Vehicle) utilizzati per stornare le difese aeree, saturandole, in modo che i droni con carica bellica riescano a oltrepassarle. Sebbene inizialmente si parlasse di 10 Uav, oggi sappiamo – dopo gli abbattimenti e lo spontaneo atterraggio al suolo degli stessi – che erano 19, ovvero un numero che conferma, insieme ad altri dettagli che vedremo a breve, che si sia trattato di un atto deliberato per le motivazioni che abbiamo già espresso nella giornata di ieri.

RID, riferisce che a luglio di quest’anno, il giornalista polacco Marek Budzisz ha riportato che su alcuni droni russi abbattuti in Ucraina erano presenti 2 moduli dotati di Sim per la guida degli stessi e la trasmissione di dati, con una delle 2 Sim che era in alcuni casi di provenienza polacca, mentre in altri di origine lituana. Questo suggerisce, sottolinea ancora RID, che probabilmente la Russia pianificava da tempo l’operazione di questa notte, e che i droni che hanno penetrato lo spazio aereo polacco potrebbero essere dotati di Sim polacche per garantirne il funzionamento anche in Polonia.

Aver utilizzato droni esca, quindi incapaci di fare danni che avrebbero potuto innescare una reazione armata, il numero degli Uav rilevato durante l'azione (pertanto difficilmente si può parlare di un'operazione di spoofing da parte di terzi), e il precedente delle Sim polacche e lituane ritrovate sui droni russi a luglio, fa quindi ritenere con ragionevole certezza che l'azione fosse programmata e gestita dall'esercito russo per testare il dispositivo di difesa aerea della Nato (in particolare quello polacco), valutandone procedure e tempi di reazione, nonché dimostrare, politicamente parlando, la permeabilità dello spazio aereo dell'Alleanza davanti a questo tipo di minaccia.

La Nato, come dicevamo, ha reagito come da manuale grazie al dispositivo di implementazione della difesa aerea che da tempo ha stabilito nei Paesi lungo il confine orientale dell'Alleanza (Enhanced Vigilance Activity), e ha reagito coralmente: sono intervenuti F-16C/D polacchi ed F-35A olandesi – presenti in Polonia nel quadro della missione di Enhanced Air Policing dal primo settembre – per abbattere i droni russi utilizzando missili aria-aria.

I cacciabombardieri sono stati coadiuvati da un importante assetto di allarme precoce e ricognizione aerea rappresentato dal G-550 CAEW (Conformal Airborne Early Warning) dell'Aeronautica Militare Italiana che effettuano periodicamente, insieme ad altri assetti simili dell'Alleanza, voli di ricognizione lungo tutto il confine orientale della Nato.

Il Gulfstream G-550 è un sistema multi-sensore con funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni (C3), usato per garantire la supremazia aerea e il supporto alle forze di terra. Il velivolo utilizzato dall’Am è stato modificato in parte dalla stessa ditta costruttrice (Type A modification), ed in parte dalla israeliana Elta Systems Ltd con l’allestimento ed il montaggio dei sistemi di missione (Type B modification) tra i quali il radar di sorveglianza. Il risultato è una piattaforma con prestazioni aerodinamiche sostanzialmente paragonabili al vettore civile (da qui la definizione di “conformal”). Molte delle sue caratteristiche, non solo riguardanti i sistemi di bordo, sono segrete, ma sappiamo che il velivolo è in grado di restare in volo per ore e di “spazzare” un’area di 300 chilometri di raggio a 360 gradi, oppure di “focalizzarsi” su un unico punto della superficie terrestre per osservarlo meglio, arrivando perfino a distinguere un’autovettura o un piccolo Uas (Unmanned Air System), il tutto in tempo reale.

Il velivolo è di ultima generazione e rappresenta uno degli assetti da sorveglianza aerea e C3 più avanzati al mondo, e la sua suite avionica per le comunicazioni (link 16) è perfettamente integrata con tutti i velivoli presenti nell'Alleanza, compresi quelli di ultima generazione come gli F-35. L'Italia in questo momento possiede tre di questi velivoli in servizio con un quarto che dovrebbe essere consegnato a breve e ha in essere un programma per avere un totale di 10 piattaforme G-550 (più una per sperimentazioni) per compiere diverse missioni nel campo dello spettro elettromagnetico, tra cui anche l'attacco elettronico con due velivoli che prendono il nome di EA-37B ordinati a luglio di quest'anno.