"Continueremo a non coinvolgerla". I giudici si schierano ancora con le Ong

Scritto il 11/09/2025
da Francesca Galici

Sospeso un altro fermo nave per le Ong da parte del tribunale di Agrigento: Trotamar III non ha chiesto il coordinamento ai libici ma il provvedimento è "illegittimo"

Il decreto Piantedosi è ormai diventato una sfida per le Ong, che sanno di poter infrangere leggi e regolamenti perché ci sono tribunali pronti a sospendere i provvedimenti derivanti dalle violazioni. È successo ancora con Trotamar III della Compass Collective, per la quale il tribunale di Agrigento ha deciso che bisogna sospendere il fermo perché "illegittimo". È stata la stessa organizzazione, ovviamente tedesca, a comunicarlo con una nota.

L'accusa per l'equipaggio era di non aver informato la guardia costiera libica quando ha recuperato 22 persone nelle acque Sar riconosciute del Paese nordafricano e, per questo motivo, era stata fermata a Lampedusa dopo lo sbarco. "Il salvataggio in questione è quello dello scorso 24 agosto e riguarda 22 persone, soccorse nella zona al largo delle coste libiche. Dopo aver trasmesso una richiesta di aiuto alle autorità italiane e maltesi, lo skipper Matthias Wiedenlübbert ha deciso di prendere direttamente a bordo i profughi per proteggerli dall'annegamento e dal rischio di un respingimento illegale in Libia", si legge nella nota.

Nella ricostruzione offerta dalla Ong, si legge che il 23 agosto 2025 "alle 21.15 la nave è stata costretta a deviare rispetto alla rotta prevista perché una motovedetta della guardia costiera libica si è avvicinata al lato sinistro e ha minacciato di sparare (con armi da fuoco). L'equipaggio stava seguendo un avviso dato da un aereo Frontex". Ancora una volta, è la chiosa della Ong, "i tribunali italiani stanno dimostrando coraggio ribaltando atti amministrativi eccessivi. Naturalmente, continueremo a non coinvolgere la guardia costiera libica nei salvataggi. La nostra umanità ce lo impedisce".

Nel frattempo la Ue sta accelerando per il nuovo regolamento. Ursula von der Leyen, nel suo Discorso sullo Stato dell'Unione al Parlamento europeo, ha sottolineato che "abbiamo bisogno di un sistema umano, ma non dobbiamo essere ingenui al riguardo. Dobbiamo impegnarci seriamente per il rimpatrio dei richiedenti asilo respinti nei loro Paesi d'origine. Non possiamo permetterci una situazione in cui solo il 20% di coloro a cui non è consentito rimanere lasci effettivamente l'Europa.Dobbiamo quindi concordare rapidamente un Sistema Comune Europeo per i Rimpatri". Un appello che si inserisce anche nel braccio di ferro tra l'Italia e la magistratura per l'utilizzo delle strutture ad hoc in Albania.