Mediobanca si consegna a Lovaglio

Scritto il 11/09/2025
da Camilla Conti

Il dg Vinci ai banker: "Con Mps nessuna sovrapposizione, opportunità per tutti"

L'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, formalizzerà le sue dimissioni la prossima settimana, dopo che Mps ha conquistato il controllo assoluto di Piazzetta Cuccia. E a prendere le redini della banca per preparare l'incontro con il nuovo azionista è toccato al direttore generale (dal 2010, ma siede in cda dal 2008), Francesco Saverio Vinci. Lui, e non Nagel, ha incontrato virtualmente i banker dell'istituto martedì sera per «raccontare dove siamo», rassicurarli sul futuro, motivarli e convincerli a non fuggire dalla concorrenza. Ad ascoltare Vinci seduto in una grande sala, a fianco del capo del personale, c'erano quasi 800 dipendenti collegati in videoconferenza e mutati, nel senso che non è stato concesso loro di intervenire o di commentare.

Il video, inserito nella intranet aziendale per raggiungere tutti i dipendenti, è circolato pubblicamente ieri pomeriggio. E poi è stato rimosso. Ma ormai il contenuto del discorso del direttore generale era già noto. «Da ieri abbiamo un azionista al 62% e di questo dobbiamo prendere atto. Sappiamo che ci sarà una riapertura e per la nostra esperienza le riaperture in questi casi portano a un incremento della partecipazione che si avvicinerà probabilmente all'80%» perché «molti fondi che sono legati agli indici saranno costretti a ridurre la quota in Mediobanca in quanto da questi usciremo progressivamente». Sarà, quindi, «difficile immaginare di tenere Mediobanca quotata con un flottante così piccolo e probabilmente anche la Bce spingerà nell'intendimento di avere una fusione perché avrebbe molto senso da questo punto di vista». Per questo, secondo Vinci la fusione alla fine potrebbe essere «il male minore» perché alla fine «può lasciare lo spazio per ridisegnare un nuovo gruppo bancario che tenga conto delle differenti anime delle due entità e sia disegnato magari in una maniera un pochino più razionale di quello che sarebbe stato avere due società distinte, separate con storie e professionalità molto diverse». Per rassicurare i dipendenti, il direttore generale ha poi sottolineato che «quando qualcuno compra qualcosa a prezzo caro lo tiene da conto, quindi un atteggiamento razionale sarà valorizzare quello che hanno acquistato e il fatto di fare magari una fusione, quindi un possibile ridisegno organizzativo, può aiutare nel fare le cose nella maniera migliore per tutti».

Positivo, ha aggiunto, «è anche che non abbiamo aree di sovrapposizione nel senso che sono due business molto distinti». Ed «è importante per noi mantenere un focus, non farsi prendere da aspetti emotivi perché la vita è fatta di cambiamenti e bisogna sapere cavalcare il cambiamento, gestirlo» in quanto «può essere anche in molti casi una opportunità», ha detto Vinci. «Dobbiamo mantenere questa focalizzazione sul nostro business sapendo che il nostro business è fatto dalla nostra competenza, dalla nostra serietà, dalla nostra professionalità ma anche dai nostri clienti che sono il reale asset che questa banca ha». Per questo, ha proseguito, «in questa fase è importante difendere il proprio franchise, quindi rassicurare i clienti che poi alla fine i volti che si interfacceranno con loro saranno sempre gli stessi».

Eppure la stessa Mediobanca nel report annuale di giugno aveva parlato di possibile «uscita di banker dal segmento Private per l'incertezza derivante dal nuovo assetto azionario». Un passaggio che era suonato come una incitazione a fuggire. Mentre, l'ad del Monte, Luigi Lovaglio, ha sempre definito i colleghi e i dipendenti delle due banche come «il vero patrimonio» di Mps e Mediobanca. Sottolineando che «la motivazione e il loro contributo saranno fattori di successo nello sviluppo strategico».

Nel frattempo, dagli aggiornamenti di Consob sulle partecipazioni rilevanti ieri è emerso che il colosso americano Blackrock vanta una partecipazione aggregata nel Monte del 5,011%. L'operazione risale al 4 settembre. Nel dettaglio, il 3,174% è rappresentato da diritti di voto su azioni, cui si aggiungono una partecipazione potenziale (con azioni oggetto di prestito titoli con possibilità di restituzione in qualsiasi momento senza scadenza) sullo 0,548% del capitale e altre posizioni lunghe regolabili in contanti.