Caro Vittorio, ma cosa ne pensa del fatto che la nuova ministra dell'Interno inglese abbia giurato sul Corano? In non pochi la cosa ha fatto ricordare quel Submission di Michel Houellebecq uscito nel 2015 che profetizzava ( termine quanto mai confacente!) l'islamizzazione però della Francia. Considerato l'utileidiotismo (altro termine adeguato!) che sembra possedere ormai da tempo la sinistra più estrema e che la sta portando ad andare sempre più a braccetto con il fanatismo islamista, perché sorprenderci del crescente consenso verso l'altro estremo di destra? D'altronde che ci si definisca Black Block, No Tav o ProPal non sono altro che sigle diverse dello stesso odio. Non sorprendiamoci quindi se nel prossimo futuro in Europa la deimmigrazione sarà intesa come una sorta di nuova lotta di liberazione come lo è stato per la decolonizzazione! Certo di non vederla pubblicata ma sperando che sia almeno letta per darne consapevolezza, cordiali saluti.
Mario Taliani
Caro Mario,
la tua lettera è acuta, provocatoria e, lasciami dire, per nulla infondata. La nomina del nuovo ministro dell'Interno britannico, Shabana Mahmood, che ha giurato sul Corano e ha dichiarato che «l'Islam è ciò che la guida in tutto», non è una boutade esotica, ma un sintomo serio del malessere occidentale. Sì, proprio un malessere, quello che porta le democrazie europee a inchinarsi con zelo masochistico a ogni forma di identitarismo purché non sia quello occidentale.
L'Occidente, Mario, ha smarrito l'orgoglio di sé stesso. Abbiamo buttato nel cesso secoli di conquiste culturali, filosofiche, giuridiche, per far spazio a religioni e tradizioni che, se applicate nella loro forma integralista, sono incompatibili con i nostri valori. Il guaio è che, mentre noi ci vergogniamo della nostra civiltà, gli altri rivendicano la propria a denti stretti, a volte anche per stravolgere la nostra. La sinistra quella postmoderna, decostruzionista, disintegratrice gioca con l'Islam come un bambino col fuoco. Si crede progressista, ma sposa le cause più reazionarie del pianeta: giustifica il burqa come scelta, la lapidazione come differenza culturale, e la jihad come ribellione sociale, anzi come virtuosa resistenza. E allora non stupisce che la sinistra sia diventata il cavallo di Troia dell'islamismo più radicale. Le bandiere palestinesi sventolano nei pride LGBT, nei cortei antifascisti, negli atenei occupati. Peccato che negli stessi luoghi da cui provengono quelle bandiere, gli omosessuali vengano impiccati e le femmine frustate in pubblico, lapidate, infibulate, segregate.
Tu citi Michel Houellebecq. Sembra fantapolitica, invece è cronaca. L'Islam politico avanza non perché sia forte, ma perché noi siamo deboli. Gli abbiamo consegnato le chiavi di casa, per non essere tacciati di razzismo. Gli abbiamo ceduto l'autorità morale, in nome di una inclusività grottesca e suicida.
Quanto al consenso verso l'estrema destra, ebbene, chi semina fanatismo raccoglie radicalismo. Se una parte politica smette di difendere la civiltà occidentale, qualcun altro si prenderà il compito. Non è nostalgia del Ventennio, è semplice istinto di sopravvivenza. Le masse non seguono le teorie del gender, i corsi di decolonizzazione o le liturgie woke: vogliono sicurezza, lavoro, identità, regole, legalità. E se chi dovrebbe garantirle si inginocchia, si alzeranno altri a urlare. Magari sbagliando tono, ma centrando il bersaglio.
In fondo, caro Mario, la deimmigrazione di cui tu parli potrebbe diventare davvero la nuova forma di liberazione. Non da un popolo, ma da un'ideologia: quella che ha deciso che l'Occidente debba suicidarsi per espiare colpe che non ha. E se non ci svegliamo, finirà che alla nostra civiltà, per perire, non servirà neppure un attentato. Basterà una votazione.