"Il suo tempo è finito". Mozione di censura contro von der Leyen

Scritto il 11/09/2025
da Francesca Salvatore

Per la prima volta nella storia del Parlamento europeo, raccolte le firme necessarie: nel mirino gli accordi commerciali UE-USA e Mercosur, le politiche su Gaza e i fallimenti in materia sociale e climatica

Per la prima volta nella storia dell’Eurocamera, un gruppo parlamentare è riuscito a depositare una mozione di censura contro l’intera Commissione europea. A guidare l’iniziativa è stato The Left, che include anche Sinistra Italiana e Movimento 5 Stelle, dopo aver raccolto le 72 firme necessarie. La richiesta di sfiducia, depositata ufficialmente a Strasburgo nelle prime ore della giornata, punta direttamente alla Presidente Ursula von der Leyen e al suo Collegio di Commissari.

Alla base dell’atto, secondo quanto dichiarato dai promotori, vi sarebbero gravi mancanze di trasparenza e responsabilità, insieme a una gestione giudicata fallimentare di alcuni dei principali dossier europei. Tra i capi d’accusa: la firma di accordi commerciali come quello con il Mercosur e l’intesa UE-USA, bollati come “dannosi” e approvati senza mandato democratico; l’assenza di una risposta efficace alle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele a Gaza; e il ridimensionamento delle politiche climatiche e sociali sotto l’etichetta del “programma di semplificazione”.

La mozione, sottoscritta non solo dai 46 eurodeputati della Sinistra ma anche da rappresentanti dei Verdi – inclusi parlamentari italiani –, da alcuni indipendenti come gli esponenti tedeschi del Bsw, gli slovacchi di Smer e lo youtuber cipriota Fidias, conta perfino sull’appoggio di un socialista, l’irlandese Aodhán Ó Ríordáin. In conferenza stampa, Manon Aubry, copresidente del gruppo The Left, ha accusato von der Leyen di aver “rifiutato sanzioni severe contro il genocidio a Gaza, imposto austerità ai cittadini europei e abbandonato la transizione ecologica a favore dei profitti aziendali”. Aubry ha definito il suo tempo alla guida della Commissione “concluso”.

Sulla stessa linea, Martin Schirdewan (Die Linke, Germania), altro copresidente del gruppo, ha sottolineato come sotto la leadership di von der Leyen la Commissione abbia “fallito su tutti i fronti”, in particolare nei negoziati con Washington e nella gestione degli accordi commerciali internazionali. “Dire che ha oltrepassato il suo mandato è un eufemismo – ha affermato –. Saremo noi a chiederle conto delle sue azioni”.

Nella storia dell’Unione Europea i tentativi di censura alla Commissione non sono mancati, ma solo in un caso hanno avuto conseguenze decisive: nel 1999, sotto la presidenza di Jacques Santer, le accuse di clientelismo e cattiva gestione spinsero l’intero Collegio dei commissari a dimettersi prima ancora del voto, segnando una svolta nei rapporti di forza con il Parlamento. In seguito ci furono altri tentativi, come durante le presidenze di Romano Prodi e José Manuel Barroso, bersagliati da euroscettici e forze radicali, ma le mozioni non superarono mai lo sbarramento numerico in aula. Nemmeno con Jean-Claude Juncker si andò oltre le soglie minime, e lo stesso avvenne nei primi mesi del mandato di von der Leyen, quando i gruppi sovranisti provarono a metterne in discussione la legittimità senza riuscire a raccogliere abbastanza consensi.

L’attuale iniziativa della Sinistra europea si distingue dunque perché, per la prima volta dopo anni, è riuscita a superare la soglia delle 72 firme necessarie, imponendo un dibattito parlamentare che, pur con scarse possibilità di arrivare a una sfiducia effettiva, ha un forte valore politico e simbolico. Con il deposito ufficiale, la mozione di censura apre ora un nuovo e potenzialmente turbolento capitolo della legislatura europea, anche se le possibilità concrete di approvazione rimangono ridotte.