Da eroe a "traditore" della Serbia, il rapporto di Novak Djokovic con il governo di Aleksandar Vučić sembra ormai irrimediabilmente compromesso. Secondo quanto riporta la stampa internazionale, la leggenda del tennis è pronto a lasciare Belgrado per trasferirsi in Grecia. A quanto pare l'ex numero uno al mondo avrebbe anche già iscritto i figli, Stefan e Tara, al St. Lawrence College di Atene, una scuola privata britannica. La sua nuova residenza sarà invece a Glifada, città situata a sud della capitale ellenica. Inoltre in questi giorni Djokovic si è allenato al Kavouri Tennis Club e al 91 Athens Riviera, dove starebbe pensando di diventare nuovo socio.
Ma quale è il motivo della rottura tra il campione e il presidente Vučić? Tra i due i rapporti sono tesi da tempi, a causa della presa di posizione di Djokovic, solidale con il movimento studentesco che contesta il potere sempre più autoritario del capo dello Stato. Una posizione che ha creato frizioni silenziose ma profonde con le istituzioni serbe. La Serbia è attraversata da un’ondata di proteste civili senza precedenti dal 2000. La scintilla è scattata a novembre 2024, quando a Novi Sad è crollata una pensilina causando la morte di 15 persone. Il disastro ha dato il via a manifestazioni spontanee in più di 150 città, alimentate da studenti, intellettuali e operai contro la corruzione e il potere concentrato nelle mani di Vučić e del suo Partito Progressista.
Nel pieno delle proteste, Djokovic ha rotto il silenzio e agli Australian Open aveva dichiarato: "Condanno la violenza contro i manifestanti. Il mio sostegno va ai giovani e a chi costruisce il futuro del nostro Paese". Parole ribadite anche a Wimbledon:"Sto con il popolo, con i giovani. Quello che succede è inaccettabile. Ci sono scene orribili, e provo solo simpatia e sostegno per chi protesta". Di fronte alle parole di Nole, il governo aveva provato a calmare le acque: "Non sono dichiarazioni politiche, solo messaggi di pace", hanno dichiarato esponenti vicini a Vučić. Ma la verità è che da mesi i media filogovernativi hanno ridotto drasticamente la visibilità del campione serbo in patria. Un evidente dietrofront visto che per anni durante i suoi successi lo hanno sempre celebrato come uno dei pezzi più pregiati del Paese.
D'altronde Djokovic non ha mai avuto paura di fare scelte anche impopolari. Basti pensare alla scelta di trasferire il torneo Atp di Belgrado ad Atene, a novembre. L'Atp BelgradeOpen, gestito dalla famiglia Djokovic (con il fratello Djordje come direttore), non si disputerà più dunque nella capitale serba ma sarà ospitato presso all’Oaka Olympic Arena. È una mossa simbolica di un campione che, senza mai schierarsi in modo partitico, ha sempre preso posizione su questioni civili e etiche. Dimostrando ancora una volta che la libertà non è mai negoziabile.