Quando si parla di malattia di Alzheimer, la memoria non è l’unica a svanire. Tra i primi segnali che spesso si manifestano, e che, purtroppo, vengono sottovalutati, c’è il disorientamento spaziale, quella difficoltà a riconoscere luoghi familiari, a ritrovare la strada di casa, a orientarsi nel mondo. È un “campanello d’allarme” importante, perché può comparire prima dell’esordio conclamato della malattia. Ed è proprio su questo segnale precoce che Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) ha deciso di investire, sostenendo con il Bando AGYR un progetto innovativo che combina neuroscienze, tecnologia e prevenzione.
Il progetto è firmato dal Dr. Davide Cammisuli, psicologo e ricercatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il suo lavoro, svolto grazie a un finanziamento del programma Airalzh Grants for Young Researchers, ha portato allo sviluppo di uno smart body indossabile, in grado di “captare” segnali neurofisiologici legati al disorientamento e, attraverso un sistema integrato di sensori, GPS e alert, aiutare i pazienti a ritrovare la strada di casa, o a essere rintracciati in caso di smarrimento.
Tecnologia indossabile per una mappa della mente
Nel dettaglio, lo studio del Dr. Cammisuli si è concentrato sulla cognizione spaziale in pazienti con lieve declino cognitivo e biomarcatori compatibili con Alzheimer. È stato condotto in un giardino urbano e ha simulato situazioni reali di disorientamento, tracciando, passo dopo passo, i movimenti dei pazienti.
Il risultato? Per la prima volta, è stata rilevata in modo oggettivo una modifica neurovegetativa a carico del sistema simpatico, associata al disorientamento topografico. Il body indossabile ha permesso di misurare questi segnali e, al contempo, di tracciare il percorso del paziente, offrendo una possibile risposta concreta a uno dei problemi più angoscianti per le famiglie: la paura che il proprio caro si perda.
Un'innovazione non solo tecnologica, ma anche sociale ed empatica, perché questo strumento permette un monitoraggio non invasivo, utile per i clinici, ma anche per caregiver e familiari.
La ricerca Airalzh continua a crescere
Il progetto del Dr. Cammisuli è solo uno degli oltre 37 progetti di ricerca finanziati da Airalzh Onlus dal 2014, per un investimento complessivo di oltre 4 milioni di euro. Accanto a lui, nel Bando AGYR, ci sono altri giovani ricercatori italiani che lavorano su diagnosi precoce, nuove terapie e fattori di rischio genetici e ambientali legati alla malattia.
Tra questi spiccano i progetti della Dr.ssa Alessia Vignoli (Università di Firenze), che studia la possibilità di predire l’evoluzione dell’Alzheimer attraverso una risonanza magnetica nucleare del sangue, e del Dr. Andrea Magrì (Università di Catania), impegnato nella ricerca di molecole capaci di contrastare l’accumulo di β-amiloide e proteggere i mitocondri.
Michele Bravi: “Lo ricordo io per te”
Accanto alla ricerca scientifica, Airalzh ha scelto di camminare anche sul sentiero dell’arte e dell’emozione. E lo fa insieme a Michele Bravi, artista poliedrico che, in occasione della Giornata Mondiale Alzheimer, ha lanciato un progetto toccante: “Lo ricordo io per te”.
Si tratta di un percorso artistico intimo e universale allo stesso tempo, composto da una canzone, un cortometraggio (girato nella sua Città di Castello, con Lino Banfi e Lucia Zotti come protagonisti) e, dal 30 settembre, anche da un libro edito da Feltrinelli. Ogni copia venduta del libro contribuirà alla ricerca: 1 euro sarà devoluto ad Airalzh Onlus.
Michele racconta i suoi nonni, Graziella e Luigi, e il momento in cui la malattia ha iniziato a modificare il volto dei ricordi. Lo fa con parole che non sono solo sue, ma che diventano di tutti: quelle di chi assiste, ama e soffre accanto a chi lentamente si perde nel tempo. “Questo progetto vuole rappresentare un luogo dove i miei nonni possono ancora avere addosso il profumo di campagna e sussurrarsi un ultimo bacio, passeggiando sulla traccia dei loro anni insieme”, spiega Bravi.
Le illustrazioni del libro sono firmate da Mauro Balletti, storico collaboratore di Mina, e trasformano ogni pagina in una carezza visiva. Il libro contiene tre racconti poetici, che parlano di memoria, fragilità e amore. Un bambino che guarda la Luna, due tazzine che ascoltano la pioggia, una nonna e un nonno che giocano a nascondino anche quando la nebbia li divide.
Airalzh ha deciso di trasformare anche un estratto del cortometraggio in spot istituzionale che sarà trasmesso durante tutto il mese di settembre sulle principali reti televisive italiane, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della ricerca e del supporto ai caregiver.
Dove scienza e sensibilità si incontrano
“L’arte ha il potere di raccontare ciò che, a volte, le parole non riescono a esprimere”, afferma il Dr. Alessandro Morandotti, Vice Presidente di Airalzh. “Michele, assieme a Lino Banfi e Lucia Zotti, descrive con delicatezza la realtà dei malati e quella dei famigliari, che ogni giorno affrontano sfide immense con forza e amore. Questo progetto è un invito all’empatia e all’impegno, valori insiti nella nostra mission”.
Una sola missione, molte strade per raggiungerla
Dalla tecnologia che “ascolta” il corpo a chi si perde, alla poesia che raccoglie i ricordi per chi non può più raccontarli: Airalzh continua a tracciare una rotta chiara. Una strada fatta di scienza, cuore e collaborazione, per cambiare la vita di milioni di persone. E se è vero che “non ci si perde mai davvero finché qualcuno ci cerca”, allora Airalzh, con il suo lavoro e i suoi progetti, ci sta dimostrando ogni giorno che nessuno deve essere lasciato indietro.